lunedì 16 aprile 2012

Esercizio TESTO LUNGO

Nell’attuale panorama dei gruppi professionisti di musica tradizione irlandese (ITM da Irish Traditional Music) non manca quasi mai un flautista e anche nel caso degli appassionati che suonano solo nelle sessions il numero dei flautisti è veramente notevole. Quasi mai però vedrete dei suonatori usare il moderno flauto Boehm in metallo o in legno: il 99% dei flautisti di ITM usa il vecchio modello conico del XIX secolo con 6 fori (chiamato anche simple system) e le chiavi o senza nessuna chiave. Perché tale scelta? E quando si è cominciato a usare il flauto per la ITM?


Storia della sua introduzione nella Irish Traditional Music
Sebbene siano stati scoperti frammenti di flauti dolci risalenti all’XI secolo in scavi archeologici a Dublino, Cork e Waterford non ci sono tracce nè iconografiche nè letterarie sull’uso del flauto traverso in ITM prima del XIX secolo. Sembra che il flauto sia stato introdotto nella prima metà del ‘700 ma all’inizio venne usato solo nell’ambito della musica colta sia dai musicisti professionisti sia dai tanti amatori dilettanti. La prima testimonianza certa apparve nel gennaio del 1747 nel giornale The Dublin Courant ed era la pubblicità di un mercante di strumenti musicali.
Nell’Irlanda rurale del XVIII secolo la musica popolare era suonata solo da pochi professionisti che giravano il paese facendo anche gli insegnanti di danza (i dancing master) e i loro unici strumenti erano la cornamusa (uilleann pipe) o il violino che suonavano sempre da solisti.
Nel secolo XIX il flauto traverso riscosse un enorme successo in tutta Europa ed ebbe tantissimi suonatori dilettanti. All’inizio il suo costo elevato lo rese disponibile solo presso le classi più agiate ma l’industrializzazione permise ben presto dei costi più ragionevoli e quindi una maggiore diffusione del flauto. Avrebbe contribuito a una maggior circolazione del flauto presso le classi più povere anche l’introduzione in Inghilterra (e quindi presso la sua “colonia” più vicina, l’Irlanda) del nuovo flauto cilindrico di Teobald Boehm che si diffuse nella seconda metà dell’Ottocento. Si sarebbero così resi disponibili molti flauti “old system” che venivano venduti a prezzi bassi o magari a volte anche regalati dai signorotti locali ai loro sottoposti. A fine secolo gli emigranti irlandesi in Inghilterra poterono acquistare a basso prezzo i vecchi flauti abbandonati per il nuovo strumento e acquisire così gli splendidi Rudall a fori larghi ancor oggi ricercatissimi per il timbro bellissimo e il volume potente.
FlautoTraverso1 Il flauto traverso nella musica tradizionale irlandese
Una copia di flauto Rudall del costruttore australiano McGee
Un’altra ipotesi sulla diffusione del flauto nella ITM è quella che lo vede introdotto in Irlanda a causa del suo uso nell’ambito militare. Nel corso del XVII e XVIII secolo il flauto traverso accoppiato al tamburo diventa lo strumento principale per i segnali e le marce di tutte le fanterie europee ed era quindi diffuso anche presso i reggimenti inglesi stanziati in Irlanda. Il nome inglese del flauto militare è fife e in questo periodo storico era costruito in un sol pezzo e nella tonalità di si bemolle, un flauto piccolo quindi, una terza maggiore più basso dell’ottavino. I flautisti insieme ai percussionisti formavano delle fife and drum bands e si esibivano spesso anche in pubblico. Ad imitazione di questi gruppi musicali militari se ne formarono anche di civili come le “famigerate” bands orangiste che ancora oggi sfilano in Irlanda del Nord sfidando i cattolici che vorrebbero un’Irlanda unita. Ma anche molte città e piccoli villaggi irlandesi ebbero le loro fife and drum bands che rimasero molto in voga fino a tutti gli anni ’50 dello scorso secolo. Questa usanza permise così a molte persone di imparare la tecnica di insufflazione del flauto e quindi di passare abbastanza facilmente dal fife al flute. Potrebbe essere anche questo uno dei motivi della diffusione del flauto nell’ITM? Interessante notare che in molte parti dell’Irlanda rurale è ancora diffuso l’uso del termine fife per indicare il flauto vero e proprio La prima immagine di un flautista irlandese che accompagna delle danze risale al 1833 o al 1837 ed è in un quadro del pittore di Cork Daniel Maclise (1806-1870) intitolato Snap-Apple Night o anche All-Hallow Eve in Ireland. Il suonatore di flauto è un militare probabilmente scozzese o un irlandese arruolato presso qualche reggimento di Highlander perché porta il tipico cappello scozzese chiamato Balmoral Bonnet. La scena è ambientata in una locanda di Listowel (Contea di Kerry) e la musica è offerta per il divertimento di un signorotto locale. Un’altro indizio dell’origine militare del traverso utilizzato nella ITM?
Figura 2 Il flauto traverso nella musica tradizionale irlandese
Figura 2

Lo studioso Hamilton riassume le varie ipotesi sul flauto traverso in Irlanda:
1) Il flauto traverso, sconosciuto alla cultura gaelica, compare in Irlanda nel XVIII secolo, introdotto da musicisti professionisti e importanti virtuosi che viaggiavano spesso esibendosi in tutte le capitali europee.
2) L’immensa popolarità del flauto in Europa ma specialmente in Inghilterra come strumento per amatori e dilettanti trova un riflesso anche in Irlanda ma solamente nelle case della classe nobiliare o dei borghesi più facoltosi. Alcuni di questi ultimi apprezzavano anche la musica popolare così come la musica colta non essendoci nell’Ottocento ancora una grande differenza tra i generi.
3) Per questi motivi il flauto viene “scoperto” anche dai musicisti tradizionali “professionisti” ma almeno fino alla metà del XIX secolo non sembra essere molto usato in questo ambito.
4) L’assenza di riferimenti storici sul flauto suggerisce che non era considerato uno strumento adatto alla ITM.
5) Alla fine dell’Ottocento era suonato praticamente ovunque nel paese con una forte concentrazione nelle contee centrali e occidentali.
6) Fattori economici e sociali rendono nei primi del ‘900 il flauto più facilmente reperibile e dagli anni ‘30 e ’40 uno strumento molto popolare specie all’Ovest.

Possiamo quindi probabilmente concludere affermando che se nell’Ottocento il flauto non era considerato un strumento “appropriato” per la ITM con il Novecento lo vediamo invece aumentare sempre più di importanza tanto da renderlo diffuso quanto e forse più del violino e in questo primo decennio del XXI secolo sicuramente tra gli strumenti più apprezzati per la ITM.

Tipi di strumenti
Ma quali tipi di flauto sono stati utilizzati e i utilizzano ancora per la ITM?
All’inizio molto usati furono i cosiddetti “German Flutes” cioè i flauti di fabbrica costruiti in grandi quantità in Austria e Germania. Erano strumenti economici e quindi di media e bassa qualità e per questo di solito sul flauto non veniva riportato nemmeno il nome del costruttore. Furono prodotti tra l’ultimo quarto del XIX e il primi decenni del XX. I costruttori che ebbero e hanno tuttora maggiore reputazione tra i flautisti irlandesi sono i costruttori inglesi di flauti a “fori larghi” che permettono un volume considerevolmente maggiore rispetto ai German a fori piccoli.
Tutto nasce dal flautista di Liverpool Charles Nicholson (1795 – 1837) che fu attivo a Londra. Nicholson divenne celebre in tutta Europa per il grande volume di suono che riusciva a ottenere con il suo modo di suonare. Questo grande potenza sonora era dovuta anche al tipo di flauto che suonava, un flauto con il foro di imboccatura e i fori delle note più grandi dei flauti normali. Nicholson entra in contatto con l’atelier di Clementi per produrre flauti secondo le sue specifiche. Nel 1845 Abell Siccama inventò un nuovo tipo di flauto che divenne presto popolare e che fu copiato da numerosi altri costruttori. Lo strumento era essenzialmente un normale flauto conico a 8 chiavi, ma aveva due chiavi in più, per il sol e per il re che permettevano di posizionare i fori nella posizione più acusticamente esatta. Questo permetteva una migliore intonazione, un maggior confort nella posizione delle mani, le note La e Mi con una bella pienezza di suono e una maggiore efficenza sonora dello strumento.
John R. Radcliff nel 1870 creò un suo sistema di flauto: non era altro che un flauto modello Boehm in legno con le chiavi chiuse ma che manteneva la vecchia diteggiatura del flauto conico. I flautisti irlandesi Paddy Carty e Paddy Taylor hanno utilizzato il flauto Radcliff.
La flautista americana Joannie Madden e Noel Rice sono tra i pochi che usano invece il moderno flauto Boehm in metallo. Il flauto moderno avendo le chiavi su ogni foro non permette l’esecuzione di tutti gli abbellimenti che si fanno sulla cornamusa e sul tin whistle, inoltre il suo timbro chiaro e dolce non è apprezzato dai flautisti della ITM.
Oltre al flauto in Re in Irlanda è utilizzato anche il flauto in Mi bemolle. Essendo un semitono più acuto del flauto “regolare” è uno strumento più “reattivo” e dal timbro più squillante.
Intorno agli anni ‘70 del Novecento i flauti “antichi” cominciavano a scarseggiare e iniziò così il fenomeno dei costruttori moderni di copie settore oggi molto sviluppato in tutto il mondo. Negli anni ’80 e poi ancora di più negli anni ’90 anche i professionisti cominciarono ad utilizzare questi “nuovi” flauti perché più precisi nell’intonazione e più facili da suonare. I primi costruttori erano essenzialmente irlandesi (risalgono al 1977 i primi strumenti ricostruiti) poi questo fenomeno si estese all’Inghilterra, alla Francia e agli Stati Uniti. Attualmente vi sono costruttori anche in molti altri paesi europei (Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Polonia) e anche in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Argentina e Brasile.Tra i più importanti possiamo citare: Eamonn Cotter, Martin Doyle, Hammy Hamilton, Sam Murray (Irlanda), Michael Grinter, Terry McGee (Australia), Stéphane Morvan (Francia), Chris Wilkes (Inghilterra), Patrick Olwell (Stati Uniti). I flauti originali erano tutti o quasi flauti a 8 chiavi, discendenti al Do ma siccome il 90% del repertorio di ITM utilizza le tonalità con uno o due diesis, sia le posizioni che usano le chiavi che le note più basse del Re diventano inutilizzate. Ecco nascere così il fenomeno dei flauti “keyless” cioè senza chiavi e la cui nota più bassa è il Re. Questo permette la costruzione di strumenti in meno tempo e di tenere bassi i prezzi. Oltre a flauti in Re e in Mi bemolle vengono costruiti strumenti più bassi in Do e in Si bemolle che specie nell’esecuzione delle arie lente sono molto suggestivi.

Stili regionali
La popolarità del flauto oggi è in gran parte dovuto ai successi di molti suonatori, congiuntamente al successo sempre più crescente della musica tradizionale irlandese in generale. Matt Molloy, ora con i Chieftains, ma già membro di The Bothy Band e Planxty e anche con numerose collaborazioni e registrazioni da solista al suo attivo, è probabilmente il più conosciuto, ma anche lo scomparso Frankie Kennedy riscosse l’attenzione di molte persone durante la sua collaborazione con gli Altan. Il successo e l’influenza di questi gruppi ha portato la musica di questi due flautisti a essere proposta ad un pubblico molto più ampio di quello dei loro coetanei e l’effetto di questo può essere ascoltato nelle sessions di tutto il mondo. Kevin Crawford e Michael McGoldrick sono due flautisti di una generazione diversa, che esercitano influenze simili oggi, sia nel loro lavoro da solisti, sia nel loro coinvolgimento con i Lunasa e per McGoldrick con i Flook! Il successo commerciale di questi musicisti ha fatto mettere in evidenza il loro stile personale e a oscurare il fatto che ci sono diversi stili tradizionali di suonare il flauto. Alcuni di questi stili sono stati praticati per un tempo molto lungo e continuano ad essere seguiti da un gran numero di musicisti eccezionali. Si possono ricondurre gli stili  in tre gruppi: Sligo, Galway-Est e lo stile “cornamusa”. La contea di Leitrim e l’Irlanda del Nord hanno anche stili loro propri, ma per il momento la descrizione di questi modi di suonare può essere ricondotta sotto l’ombrello ampio dello stile di Sligo. In generale le due principali caratteristiche degli stili sono il ritmo e l’uso dell’ornamentazione. Queste caratteristiche sono usate su dei piani collegati ma anche contrapposti. Da un lato ci sono flautisti come Matt Molloy che suonano con poche accentuazioni del ritmo ma impiegando un gran numero di abbellimenti tipici della cornamusa irlandese come i crans, i rolls le terzine e i cuts. Molte innovazioni introdotte nel modo di suonare il flauto in ITM utilizzano questo modello come punto di partenza. All’altra estremità della scala ci sono flautisti come Conal O’Grada che suonano in stile Sligo con grande enfasi ritmica e aggiungendo pochi abbellimenti, ma la cui musica può essere ugualmente convincente. Lo stile Galway-Est può forse essere visto come una sottocategoria dello stile Sligo, ma con diverse caratteristiche sue proprie. Queste categorie stilistiche non sono quasi mai definite in maniera precisa e in mezzo ci sono, naturalmente, una vasta gamma di sfumature diverse.

Lo stile del Leitrim
Questo stile è spesso associato con il flautista John McKenna (1880 – 1947) nato a Tents (vicino a Tarmon) che emigrò da giovane negli Usa dove lavorò come pompiere a New York. In Irlanda aveva studiato il flauto con un musicista della sua regione che aveva un modo di suonare molto antico. Le sue registrazioni degli anni Venti ci mostrano un modo si suonare molto estroverso con un ritmo sempre sospinto, suono soffiato ma con un uso parco dell’ornamentazione e con variazioni molto semplici, un fraseggio stringato ma una qualità del suono continua che ricorda la cornamusa. Molti altri flautisti del Leitrim come Packie Duignan e Mick Woods riconoscono una forte influenza di McKenna sul loro modo di suonare che utilizza il diaframma per accentuare le note più importanti e a volte un colpo di lingua.

Lo stile del Nord
I flautisti dell’Irlanda del Nord, e in particolare nella zona di Belfast, hanno la tendenza ad evidenziare fortemente il ritmo e questo porta a volte a forzare le note con un modo di soffiare esagerato che genera un timbro rude e stridente. Il flautista Harry Bradley ci fa sentire queste caratteristiche nelle sue registrazioni dove introduce brani delle marce per fife. Alcuni musicisti irlandesi di Londra definiscono “dirty” (sporco) questo modo di suonare ma non dobbiamo necessariamente pensare a questo in maniera negativa: è solo un ampliare la tavolozza sonora del flauto cosa utilizzata moltissimo dalla musica colta della seconda metà del Novecento. Flautisti che utilizzano questo stile sono anche Conal O’Grada e Marcus O Murchu.

Lo stile di Sligo/Roscommon
Lo stile di Sligo deve molto ai violinisti emigrati negli Stati Uniti ai primi del Novecento le cui registrazioni su dischi a 78 giri vennero studiate dalle nuove generazioni irlandesi. Lo stile di Sligo è pieno di ornamentazioni, si suona abbastanza velocemente, il fraseggio è a lunghe frasi e le variazioni sono introdotte da sottili cambiamenti melodici. L’articolazione è fatta sia con la lingua che con le dita, il suono è dolce e uniforme. Un enfatico soffio prodotto col diaframma sottolinea ogni nuova frase. Questo modo di suonare possiamo ascoltarlo in Roger Sherlock, Matt Molloy, Peter Welsh, Harry McGowan e altri. Ci sono chiaramente anche molti stili dipendenti dal singolo musicista come quello personalissimo di Seamus Tansey, stile fiorito e drammatico pieno di pulsante dinamismo. Tansey usava quasi sempre un legato continuo modo di suonare che si è perpetrato nell’odierno stile flautistico di Sligo.

Lo stile di Galway-Est e dell’East Clare
La musica per flauto di queste zone è eseguita con più relax e a velocità meno sostenute rispetto agli altri stili, il ritmo è meno incisivo e le accentuazioni più leggere. Si suonano brani in tonalità minori e coi bemolli (Re e Sol minori, Do Fa e Si bemolle maggiori) cosa che rende obbligatorio l’uso delle chiavi e comunque una tecnica complicata, tanto che alcuni musicisti sono passati al flauto Boehm. Si utilizzano note di passaggio per riempire gli intervalli e si crea così un continuo fluire di terzine che crea una sensazione di scorrevolezza. Il più grande esponente di questo stile molto melodico è generalmente considerato Paddy Carty di Loughrea che suonava un flauto sistema Radcliff. Flautisti che utilizzano questo stile sono: Vincent Broderick, Joe Burke, Paddy Carty, Jack Coen, Eamonn Cotter, Sean Moloney, Mike Rafferty, Billy Clifford, Paddy Taylor.

Lo stile “cornamusa”
Questo stile è stato attribuito a Matt Molloy e si chiama così perché vuol imitare i suonatori di cornamusa irlandese (la uilleann pipe). Se si ascolta Molloy in duo con Liam O’Flynn o con Paddy Keenan si nota una forte somiglianza tra flauto e strumento ad ancia.  Della cornamusa imita anche il modo di suonare molto uniforme, senza troppi sbalzi di volume e accenti ritmici molto leggeri. Un’altra caratteristica che ha introdotto Molloy è quella delle “blue note” cioè di note che per motivi espressivi cambiano di timbro o vengono modificate nell’intonazione, come si fa nel Blues. Questa era anche una caratteristica del modo di suonare di Frankie Kennedy. Un recente sviluppo nella tradizione del flauto irlandese è quello di contaminare l’ITM con il linguaggio jazz. Niall Keegan e Garry Shannon sono i principali esponenti di questo stilema. Altri flautisti che suonano con uno stile vicino a quello di Molloy sono Kevin Crawford e Seamus Egan.

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